La storia di Valentina

 

 

''Chi ha un vero amico, non ha bisogno di uno specchio '' (proverbio indiano)

Nei momenti in cui capita di non riconoscersi o di non ritrovarsi davanti alla propria immagine allo specchio, si può guardare lui o lei, il nostro vero amico o la nostra vera amica,per ritrovare la direzione di ciò che siamo, di ciò che siamo stati, e di ciò che vorremo essere. Lo dice un proverbio indiano e lo conferma la storia di Valentina e della sua amicizia con Manuela.

Possono due persone incontrarsi, sentirsi, e ritrovarsi come fossero due sorelle? Possono due persone, seppur conosciutesi da poco tempo, avvertire un legame sottopelle che non chiede interpretazione, ma che lascia spazio alla semplice verità del volersi bene, aldilà del tempo e del Dna? Valentina e Manuela non si conoscono dalle elementari, non sono cresciute insieme, non hanno condiviso adolescenza, esame di maturità o quant’altro si possa ritenere valido per attestare o certificare un’amicizia del cuore. Valentina e Manuela si chiamano gemelle, si somigliano tantissimo anche nell’ aspetto, tanto che le persone le confondono, persino i pazienti dell’ospedale in cui lavorano.

Valentina e Manuela si sono conosciute nel 2010, mentre frequentavano entrambe la facoltà di infermieristica. Legate da una affinità caratteriale profonda, si riconoscono ritrovandosi l’una nell’altra sin dalle prime ore di lezione in aula. Empatiche, pacate, naturalmente portate alla pazienza, tendono ad affrontare ogni situazione, ove possibile, con serenità. Hanno strade emozionali in comune, segnate e preferite. Hanno strade professionali che le manterranno in un “insieme” che dura ancora oggi.

Manuela entra a casa di Valentina, le prime volte, per studiare, e la famiglia la riconosce subito come una di loro. Non fatevi domande, non chiedetevi com’ è possibile, sappiate solo che è possibile. Quando, cinque anni fa, Valentina perde il padre, Manuela le resta vicina, ma “senza essere mai troppo pesante, mai troppo pretenziosa”. Durante la malattia, quando Valentina non poteva, Manuela lo andava a trovare, come se fosse una figlia: “Manuela è la mia persona” dice Valentina senza esitazione e con la voce piena di un cuore appagato e ripagato da una fiducia ben riposta. “La cosa più particolare è che non ci siamo conosciute da piccole, è stata una scelta, non una frequentazione abitudinaria.

‘’Quando le ho detto che dovevo sposarmi, è scoppiata in lacrime”. Valentina conosce suo marito proprio durante una sera in cui si trovava in giro per Nuoro con Manuela, che diventa testimone, sin dal primo momento, del legame con Cristian, che diventerà suo marito. Ma niente è scontato in questa storia, perché niente è preparato, ma solo vissuto. Anzi no, una parte di preparativi c’è, ed è quella delle Nozze di Valentina e Cristian. Vietato sbagliare sarà la frase che la futura sposa sentirà ripetersi più spesso, dopo la sua scelta, la sua audace scelta, quella di realizzare un matrimonio interamente in stile orientale, ispirato all’India, luogo del cuore di Cristian e di cui anche lei è da sempre appassionata: “Un matrimonio orientale era il modo per esprimere la mia vera indole ”.

Valentina sa che non sarà facile, ha le idee chiare, è una perfezionista dopotutto: grazie al suo insostituibile staff, ingaggiato per l’ occasione, trova la location, un suggestivo ristorante tra le serre, immerso nella natura. Seguita dalla wedding planner e dal fioraio, trova la chiave perché nulla sembri mai fuori tema, ma restano loro, i protagonisti, l’abito e i suoi accessori.

Valentina si rivolge a una sarta che non smette mai di dirle “Stai attenta con l’abbinamento dei gioielli, potresti rischiare di fare brutta figura con tutti questi colori”. Come può un abito bianco entrare in contrasto con dei gioielli, verrebbe da pensare… Non può, ma l’abito di Valentina sarà tutt’altro che bianco.

Seguendo e inseguendo il suo sogno di bambina, vuole sposarsi solo e soltanto con un abito ispirato alle spose indiane, dalle tonalità verde e oro. La ricerca del tessuto prosegue per settimane, dopo aver visionato e toccato diverse stoffe, ma alla fine l’ accostamento perfetto arriva, come un dono, come nelle favole, tra gli scampoli meno in vista. L’abito prende forma, ma mancano gli accessori, fondamentali per le spose orientali, quasi quanto il vestito stesso e ancora, le parole della sarta ripetute: “Hai scelto di ispirarti a delle spose che sono cariche di gioielli, sono molto ornamentali nelle cerimonie ”.

Valentina, nonostante le difficoltà date dalle particolari esigenze, arriva alla chiave dei suoi accessori, sceglie una fibra vegetale, ma resta un’imperfezione: gli orecchini. Nulla che le faccia dire “Eccoli, sono loro ”. Nulla che riesca a sentire addosso come fossero davvero quelli giusti, come fossero quelli che non disturberanno colore, trucco, luce, foto, nuances.
 
Dopo la ricerca, l’accettazione, Valentina non avrà gli orecchini che avrebbe immaginato, ma si rassegna e sceglie di indossarne un paio che si farà comunque andare bene. Sicuramente valevoli per qualità e finiture, ma non sincroni con il ritmo cromatico delle sue scelte: “Sapevo che avrei indossato qualcosa che non mi convinceva ”.

Ciò che conta, infondo, è chi la accompagnerà nel suo giorno dei giorni: ancora lei, Manuela, stavolta non solo in veste di amica, ma anche di Celebrante. Prima della cerimonia però, la mattina delle nozze che avranno luogo la sera, la sua “gemella” chiede la sua completa attenzione per pochi, pochissimi istanti. Ha qualcosa per lei, qualcosa di speciale, racchiuso dentro una scatola: “Questo regalo è solo per te. Spero non ti metta in crisi, non sentirti obbligata a indossarli”. Valentina non sa cosa aspettarsi: “Quando ho aperto la scatola mi sono messa a piangere, ma immediatamente ho pensato eccoli, questi sono quelli che io voglio mettere oggi, sono gli unici che potrei mettere oggi”. Potete chiamarla una coincidenza, ma nonlo è. Gli orecchini che Manuela aveva acquistato da MEG Jewels erano molto di più di un accessorio, avevano un compito, rievocare per sempre il ricordo del matrimonio: “Non credo riutilizzerai l’abito, ma questi orecchini ti ricorderanno com’eri vestita, cos’hai provato e vissuto”.

Ogni qualvolta li avrebbe indossati, ogni qualvolta avrebbe voluto rivivere le stesse emozioni, le stesse percezioni, da quelle intime a quelle sensoriali, le sarebbe bastato indossarli. “Quando li ho aperti, non mi sono chiesta se ci stessero bene, perché per me erano già...perfetti. Sembrava una creazione riproposta dalla sarta. Gli invitati si soffermavano sugli orecchini, per toccarli e complimentarsi. Penso che Manuela sia stata la responsabile della perfezione di quel giorno, ha fatto sì che quel giorno fosse indiscutibile”.

Ma c’è qualcos’altro che Manuela ha fatto con quel regalo, ha fermato il tempo, ha catturato e racchiuso il giorno delle Nozze della sua migliore amica: “Una cosa bellissima che tutt'ora faccio, soprattutto quando sento una certa nostalgia, è aprire la scatola per sentire il profumo, perché quegli orecchini profumano e io, improvvisamente, mi sento trasportare nella stessa e identica atmosfera ”.

Una storia dove MEG Jewels è destinata a restare. Il 24 luglio, il giorno del matrimonio di Valentina, è anche il compleanno di Manuela, così, l’anno dopo, sarà Valentina a regalarle un paio di orecchini MEG, di un rosa antico scelto e dedicato con la stessa cura che le due “gemelle” riservano, conservano e ripongono l’ una nell’ altra.

 

Elena Mascia, ‘’Tu racconti, io scrivo’’ x MEG Jewels.

 

Photo credits Matteo Carta

 

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Storie d'Atelier è un progetto di MEG Jewels, ideato per regalarvi alcune delle vostre storie, racchiuse in un racconto intimo.

L'elaborazione dei racconti è affidata alle mani di una professionista della comunicazione empatica, Elena Mascia, con il suo Tu racconti, io scrivo.

Sono viaggi emozionali che partono da un gioiello per svelarne un mondo unico e autentico: il Vostro.

 

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