La storia di Eleonora

 

 

“Nella nostra famiglia i gioielli sono un linguaggio d’amore”

I film, i luoghi comuni, ci hanno abituato a pensare che, quando una donna sposata gioca con la fede, ha dei dubbi sulla propria relazione. Al contrario, molto semplicemente, toccarla può rappresentare il ricorso emotivo a una certezza. Nello stesso momento in cui qualcosa vacilla, quel gesto può diventare rassicurazione.

Eleonora è una donna adulta. Ha una professione, un ruolo, sa cosa gli altri si aspettano da lei e sa cosa aspettarsi da se stessa. Nella sua vita ha saputo “investire” in affetti e legami. Ma, prima ancora, ha saputo osservare. È solo una bambina quando si lascia catturare dalla luce che alcune persone della sua famiglia “indossano”: indipendentemente dalle tempeste della vita, le sue donne rifuggono e rifulgono nella perfezione dei dettagli di alcuni accessori.

Non ne ha piena consapevolezza, e forse non l’ha mai avuta fino alla nostra intervista, ma tra l’adulta e la bambina che convivono in lei, c’è un filo sottile che collega i viaggi dell’infanzia in Turchia e i percorsi della sua vita attuale. Cosa può portare una bambina a conservare i suoi risparmi, i soldini della promozione, per comprare dei preziosi, dei gioielli che magari non potrà indossare perché di misure più grandi? Non era frivolezza, non era superficialità, allora cos’era?

Quando Eleonora arrivava in Turchia e comprava quegli oggetti brillanti (non necessariamente costosi) sapeva di investire in qualcosa di più. Nella terra del Nazar Boncuğu, l’amuleto a forma di occhio disegnato per proteggere dal maligno, nella terra dove l’agata è sacra, in Turchia, Eleonora acquistava alleati, investiva… a suo modo. Nella notte dei tempi, le donne iniziarono a sentire la necessità di indossare gioielli, al di là del loro ceto sociale. Lo fecero perché rappresentava un vero e proprio linguaggio. Erano strumenti di comunicazione. Per molti popoli i gioielli, gli orecchini in particolare, erano “espressione dell’anima”.

Quando “Eleonora” si innamora per la prima volta dei gioielli di “Eleonora”, e dell’intimo ma profondo universo di Meg, sin da subito sa di avere davanti quella luce perfetta che ha sempre ricercato, la stessa per cui provava attrazione da piccola: “I gioielli Meg li uso tutti i giorni”. Per lei, indossarli, insieme ad alcuni gioielli di famiglia che non toglie mai, è come provare " vicinanza e comunanza " insieme. Non indossarli, non poterli toccare nei vari momenti della giornata, non “giochicchiarci”, la fa sentire diversa, incompleta.

Per Eleonora scegliere gli orecchini Meg per il matrimonio è del tutto naturale, non deve neanche pensarci un attimo, lei, già cliente affezionata da diversi anni: “Per le nozze ero sicura che non avrei indossato altro. Ogni oggetto che lei fa io me lo vedo addosso. Mi ricordo che quella mattina, quando è venuta la truccatrice, ho indossato l’abito davanti a lei, mi ha guardata, ma solo quando ho messo gli orecchini Meg mi ha saputo dire ‘Adesso sei veramente tu’. Era come se mancasse una parte di me”.

L’ordinario e lo straordinario: “Li porto tutti i giorni perché li trovo confortevoli. Sono sì grandi ma allo stesso tempo leggeri. Prima di trovare lei facevo molta fatica a trovare degli orecchini adatti alle mie esigenze non solo estetiche, ma pratiche”. Una passione che contagia anche la madre di Eleonora e coinvolge addirittura il padre, che si fa trasportare da questo universo di luce e colore, riconoscendo dietro i gioielli Meg una cura artigiana che commenta spesso in modo entusiasta insieme alla figlia e alla moglie. Una famiglia in cui il gioiello rappresenta la continuazione.

Indossarli mantiene vivo il ricordo della cura riposta al momento della scelta prima ancora del dono in sé: “Nei momenti in cui mi sento giù, è come se li volessi tutti con me”. Resta però un’occasione in cui Eleonora vorrebbe indossare i gioielli Meg, un’occasione che la renderebbe davvero felice. Non la riveliamo, per quella sorta di scaramanzia a cui nessuno crede ma che in tanti rispettiamo. Vi facciamo però una promessa: quando si avvererà, saremo pronti a raccontarla in Storie d’Atelier…

 

Elena Mascia, Tu racconti, io scrivo x MEG Jewels.

 

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Storie d'Atelier è un progetto di MEG Jewels, ideato per regalarvi alcune delle vostre storie, racchiuse in un racconto intimo.

L'elaborazione dei racconti è affidata alle mani di una professionista della comunicazione empatica, Elena Mascia, con il suo Tu racconti, io scrivo.

Sono viaggi emozionali che partono da un gioiello per svelarne un mondo unico e autentico: il Vostro.

 

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