La storia di Lidia

 

 

“Viaggiare obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali” Cesare Pavese.

 

Lasciare per ritrovarsi. Lasciare per riappropriarsi. Lasciare per non smettere di restare fedeli a se stesse. Due grandi valigie, il desiderio di conoscere…la paura. Quando Lidia lascia la sua Isola, la sua casa, conosce il peso della sua scelta, sa di avere un biglietto di sola andata. Riconosce di essere al confine tra l’affidabilità del conosciuto e il disatteso dell’incognita. Ha predisposto ogni dettaglio delle sue “cose” passate, ridando a ciò che non poteva portare con sé nuovi spazi e nuova vita. Una partenza per realizzarsi professionalmente e quella frase ripetuta nella sua mente in aeroporto: “Andrà bene…farò bene”.

Lascia il superfluo e ciò che fino a quel momento aveva considerato tale, ma è felice perché consapevole delle sue certezze. No, non si tratta di certezze economiche, tutt’altro. Lidia sa che, in qualunque posto si trovi, saranno due le cose di cui andrà alla ricerca: l’accoglienza di un sorriso e i “colori” dello stare insieme. Così, sola in una Francia in cui dovrà cercare di farcela, senza le spalle coperte ma con il cuore aperto, inizia la sua nuova vita. Entra sempre più in contatto con l’ambivalenza che caratterizzava il suo precedente quotidiano in Sardegna, incontra le prime difficoltà con una coinquilina, ma la bussola mantiene le sue due direttrici.

Quel sorriso che rivolge agli altri prima di ogni altra forma di presentazione, le fa incontrare nuovi amici: il suo primo Natale lontano da casa è lo stesso che la farà sentire a casa. Accolta dalla famiglia di amici francesi, ritrova finalmente il calore della condivisione. Tra il rosso e l’oro delle decorazioni, la neve alla finestra e l’intimità delle luci, in quella tavola dalle tonalità abbondanti che pervadono i piatti e i cibi, Lidia riscopre in Francia l’inclusione e l’ospitalità che tanto hanno caratterizzato le sue origini e le abitudini della sua Sardegna.

Nella routine francese, il suo senso estetico di content creator si nutre di dinamismo, mantenendo la sempre costante attenzione ai dettagli. Lidia è attratta da contemporaneità e passato insieme, il tutto coniugato da un gusto che esprime anche nella scelta dei suoi vestiti e degli accessori. Principalmente minimalista, resta in ascolto su tutto ciò che rappresenta lo stile. Sta scorrendo Instagram quando scopre i gioielli MEG: non capisce subito se a catturarla sono i particolari, la manualità espressa nel concept o la cura nella creazione, ma ne resta intrigata. “L’ho trovato identitario. Ha rispecchiato il mio desiderio di ritrovare qualcosa che parlasse delle mie origini, mentre le stavo lasciando”, racconta.

Da subito viene ispirata dalla cura, ma vuole vederli dal vivo, dopo tutto si tratta di un regalo a una persona particolarmente importante: se stessa. Il ritorno a casa per un breve periodo coinciderà con la scoperta di MEG e di quel negozio che descrive come “al di sopra delle aspettative”. A colpirla “la luce, i colori, il senso estetico nell’accezione filosofica del termine. Un luogo in cui “la composizione determina un impatto emotivo”. La scelta ricade alla fine su due acquisti: degli orecchini e una borsa lilla, il suo colore preferito.

Da quel giorno, ogni volta che torna a casa, Lidia passa da MEG per farsi un regalo. Ma c’è un altro lieto fine legato a questa relazione oltre mare tra lei e questi gioielli unici. Come accade secondo i principi della legge dell’attrazione, per i quali la nostra energia vibrazionale attrae qualsiasi cosa si trovi sulla stessa frequenza, il caso vuole che, quando Lidia incontra quello che diventerà suo marito, durante una festa, indossi proprio un paio di orecchini MEG. “Li porto nelle occasioni speciali. Perché? Beh...MEG è la diversità, qualcosa che non ha nessun altro, è l’unicità, ma anche un modo di esprimere me stessa, la mia identità e il mio modo di vedere la vita con colori che a volte non so identificare”. E poi...“C’è Eleonora e quel sorriso che, all’interno del negozio e durante la scelta, diventa guida”.

 

Elena Mascia, Tu racconti, io scrivo x MEG Jewels.

 

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Storie d'Atelier è un progetto di MEG Jewels, ideato per regalarvi alcune delle vostre storie, racchiuse in un racconto intimo.

L'elaborazione dei racconti è affidata alle mani di una professionista della comunicazione empatica, Elena Mascia, con il suo Tu racconti, io scrivo.

Sono viaggi emozionali che partono da un gioiello per svelarne un mondo unico e autentico: il Vostro.

 

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