"Un gioiello che mi disarma, mi mette a nudo, e, allo stesso tempo, mi protegge..."
I legami, quelli autentici, quelli che sono come anima che si fa pelle, sono testimoni di eternità. Racchiudono il segreto di una connessione che non si interrompe mai, neanche quando è la stessa vita a interrompersi. Sonia e sua madre, Fina, sono e sono state l'una il prolungamento dell'altra, vicine e complici durante una vita che ha scelto per loro percorsi impegnativi, fatti per unire, mai per dividere.
Sonia è figlia di una ricchezza rara, è figlia di una bellezza che contamina ogni cosa perché autentica: "Mia madre era discrezione, era generosità, accoglienza, era bontà e forza insieme. Mia madre era eleganza innata".
Una donna che sapeva farsi notare senza mettersi in mostra, una donna che non aveva bisogno di luce artificiale, lei, che rappresentava la luce naturale che abita ognuno di noi quando continuiamo a credere nell'amore per noi stessi e per gli altri, nonostante tutto.
Una donna che non ha lasciato un vuoto, ma un'eredità che Sonia custodisce e condivide ogni giorno, in una quotidianità in cui sente sua madre perché si sente come sua madre: nei momenti in cui dà conforto, nei momenti in cui consiglia, nei momenti in cui è dolcezza, nei momenti in cui stringe i denti, Sonia è due donne insieme.
Fina che sapeva emozionarsi davanti a un complimento, Fina dagli occhi scuri e dallo sguardo intenso, Fina che sapeva di raffinatezza anche appena sveglia, quando indossava la sua amata vestaglia kimono e iniziava la sua giornata. Lei, che non era mai stata nella terra da cui arrivava quel prezioso costume, il Giappone.
Un luogo che Sonia è certa, avrebbe amato; un indumento privato, intimo da cui non si sarebbe mai separata, e una necessità: dargli nuova vita per poterlo portare con sé durante le occasioni importanti, quelle in cui avvertiamo tanto il desiderio di metterci a nudo, quanto quello di ricevere protezione.
Affidare a Eleonora un compito tanto delicato, a tratti investito di una certa sacralità, è stato per Sonia un processo del tutto naturale. Conosceva la sua maestria, unita all'estrema dedizione nella creazione dei gioielli MEG Jewels, gioielli che Sonia aveva già acquistato per altre occasioni, ma stavolta era diverso.
Era arrivato il momento di indossare un gioiello nato dalla lettura a bassa voce di una grazia chiamata...Fina. Il gioiello che Sonia commissiona a Eleonora doveva essere in grado di catturare la luce, raccontare la discrezione, sussurrare un legame che oltrepassa i confini del tempo.
Il cuore e le mani di Eleonora, in perfetta empatia con Sonia, avrebbero dovuto lavorare per creare un gioiello che avesse la forma della carezza di sua madre. Quando Eleonora chiama Sonia per dirle che il suo gioiello è pronto, l'emozione è infinita. Al momento della consegna, Sonia non dice una parola, la definizione dei dettagli cucita attorno al tessuto giapponese la disarmano.
Per qualche secondo resta in silenzio, commossa. Eleonora era riuscita a rispettare il kimono di sua madre, ad esaltarne i colori e a metterne in evidenza la delicatezza e l'armonia.
Nascono così degli orecchini che Sonia userà solo in particolari momenti della sua vita, momenti in cui lei saprà di poter essere completamente se stessa, senza correre il rischio di doversi proteggere, perché c'è chi lo farà per lei.
Un gioiello nato per riportare indietro il tempo, per reinterpretare la parola fine, e per "sentire" Lei accanto, ancora una volta...e un'altra ancora.
Elena Mascia, ‘’Tu racconti, io scrivo’’ x MEG Jewels.
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